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25 ottobre 2014

Deinocheirus Revolution: Episodio 4: L'Invasione dei Deinocheiridi

L'enorme mole di nuove informazioni per Deinocheirus ha avuto delle ovvie conseguenze sulla sua interpretazione filogenetica. Sebbene non ci fossero dubbi che l'olotipo di Deinocheirus sia riferibile ad un ornithomimosauro gigante, data la numerosa serie di sinapomorfie ornithomimosauriane presenti nello scapolocoracoide e nell'arto anteriore (e, di fatto, le affinità ornithomimosauriane di questo taxon era note praticamente dai tempi della sua scoperta), incerta rimaneva la collocazione precisa di questo theropode all'interno di Ornithomimosauria.
Difatti, sebbene non ci fossero problemi a collocarlo in Ornithomimosauria, alcuni caratteri dell'olotipo appaiono plesiomorfici (l'avambraccio non presenta una sindesmosi, gli ungueali sono robusti e falciformi con processi flessori prossimali), e implicavano una posizione relativamente basale, nel grado dei taxa muniti di denti, come Pelecanimimus e Harpymimus. Data l'età maastrichtiana di Deinocheirus, ciò implicava una lunga ghost-lineage per questo taxon, almeno risalente al Cretacico Inferiore (ghost-lineage che implicherebbe altre specie di deinocheiridi da scoprire lungo quell'intervallo stratigrafico). Niente di straordinariamente anomalo: Theropoda abbonda di lunghe ghost-lineage. Tuttavia, considerando le dimensioni aberranti rispetto agli altri ornithomimosauri basali, il sospetto che parte della sua “primitività” fosse invece un effetto del gigantismo, e che la frammentarietà ci stesse mascherando le precise posizioni di questo animale, era lecito.
La scoperta di Beishanlong, che condivide con Deinocheirus dimensioni maggiori degli altri ornithomimosauri e alcuni caratteri (apparentemente) plesiomorfici, faceva sospettare che i due potessero essere imparentati, sebbene finora non era risultato un clade formato da loro due escludente altri ornithomimosauri.
La nuova mole di informazioni ha permesso di risolvere buona parte dei dubbi su Deinocheirus. L'analisi utilizzata da Lee et al. (2014) colloca Deinocheirus più derivato rispetto a Pelecanimimus, Shenzhousaurus e Harpymimus, a formare con Beishanlong e Garudimimus il (non più monotipico) Deinocheiridae come sister-taxon di Ornithomimidae. Le nuove informazioni immesse in Megamatrice rendono Deinocheirus uno dei taxa meglio codificabili (con quasi 900 caratteri codificabili sui 1706 della versione attuale), e ne consolidano la posizione. Il risultato generale è congruente con quello di Lee et al. (2014) con la sola differenza che Garudimimus non è collocato in Deinocheiridae, ma risulta sister-taxon di Ornithomimidae in base a 10 sinapomorfie. Inoltre, Megamatrice identifica altri taxa come membri di Deinocheiridae, oltre a Deinocheirus e Beishanlong: l'esemplare immaturo IGN 9609910KD, precedentemente riferito provvisoriamente ad Harpymimus ma che potrebbe essere riferibile a Beishanlong; il “taxon da Angeac” (che potrebbe essere Valdoraptor); e l'enigmatico neotetanuro Datanglong (questo ultimo in base a ben 7 sinapomorfie). 

Se questo risultato fosse confermato, Deinocheiridae potrebbe risultare un clade di successo, comprendente forme di varie dimensioni, e distribuito dall'Aptiano al Maastrichtiano dell'Eurasia, e non più una bizzarra anomalia del Nemegt.


Bibliografia:
Yuong-Nam Lee, Rinchen Barsbold, Philip J. Currie, Yoshitsugu Kobayashi, Hang-Jae Lee, Pascal Godefroit, François Escuillié, Tsogtbaatar Chinzorig (2014) Resolving the long-standing enigmas of a giant ornithomimosaur Deinocheirus mirificus. Nature (advance online publication) doi:10.1038/nature13874

1 commento:

  1. Interessante come questa ridescrizione influisca e ridefinisca taxa che in precedenza cadevano in ambiti così disparati (Datanglong carcharodontosauriano basale o compsognathoide in megamatrice Thecocoelurus e il taxon da Angeac di "grado elaphrosauro", anche se già in megamatrice sospetti ornithomimosauria piuttosto basali).

    Credo che il più grande piacere di maneggiare un "arnese metodologico" come Megamatrice sia proprio vedere come una nuova descrizione o una nuova specie si ripercuote su tutta la miriade di dati accumulati in anni di duro lavoro.
    Con risultati, come in questo caso, notevoli e che risolvono (quasi) in partenza il problema della linea fantasma.

    Complimenti

    Valerio

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