(Rough) Translator

28 maggio 2012

Pollosauri, giovani dinosauri e uccelli adulti

Dall'alto in basso, crani di 3 archosauri: a sinistra, esemplari giovanili; a destra, crani adulti. Notare la marcata somiglianza tra giovane e adulto di Archaeopteryx comparata con la vistosa modificazione negli altri due generi.
Come i miei lettori italiani sanno sicuramente, in questa settimana avverranno tre incontri in importanti istituti di altrettante città italiane (tra cui la mia) aventi come protagonista J. Horner, tornato nel nostro paese per presentare l'edizione tradotta del suo ultimo, controverso, libro (trovate tutti i dettagli qui).
In base a ciò che si sa del tema del libro di Horner, esso verte attorno allo sviluppo embrionale degli uccelli, ed alla possibilità che caratteri ancestrali, atavici, presenti transitoriamente ed in forma incipiente durante l'embriogenesi, ed omologhi alle condizioni adulte di stadi pre-esistenti della serie evolutiva degli uccelli, possano essere indotti tramite ingegneria genetica ed embriologica a manifestarsi nell'animale post-embrionale. Embriologia e la teoria sottostante tali processi non è il mio ambito, quindi non ho alcunché di pertinente da commentare, a parte vivamente consigliarvi di leggere il libro di Horner.
Per una curiosa coincidenza, oggi è stato pubblicato uno studio che, seppur tangenzialmente, affronta il tema del libro di Horner. Ovvero, quanto e come gli uccelli sono modificati dai loro antenati non-aviani, e quanto di ciò che fu "condizione adulta dinosauriana" è andato perduto o mantenuto negli uccelli?
Bhullar et al. (2012) hanno analizzato le differenze di forma e proporzione tra il cranio adulto e giovanile negli arcosauri, focalizzandosi sulla serie evolutiva che dalla base di Archosauria porta agli uccelli, passano per tutti i gradi di Theropoda.
Bhullar et al. (2012) mostrano che il cranio adulto degli Eumaniraptora/Paraves non-Eudromaeosauria tende ad essere pedomorfico, ovvero, assomigliare alla condizione giovanile dei non-Eumaniraptora invece che al cranio adulto. Ovvero, i paraviani adulti hanno crani molto simili ai loro stadi giovanili, mentre nella maggioranza degli altri archosauri il cranio adulto è molto modificato rispetto alla condizione giovanile.
Questo risultato implica che durante l'evoluzione dei paraviani, forse concomitante con la loro riduzione di dimensioni adulte, questi theropodi hanno "perso" molte caratteristiche craniche adulte tipiche degli altri theropodi, mantenendo un cranio "giovanile" (con muso corto e poco profondo, grandi orbite ed ossa delicate). Cosa questo possa impicare per il progetto horneriano del "pollosauro", francamente non lo so, ma è interessante che, secondo il risultato di Bhullar et al. (2012), lungo la serie paraviana siano avvenuti almeno 3-4 eventi di trasformazione pedomorfica, che hanno, di fatto, obliterato le vecchie caratteristiche craniche adulte, ma che, almeno in un caso, il processo si sia "invertito" (almeno parzialmente), negli Eudromaeosauria. Potrebbe il processo essere "invertito" artificialmente, per creare da un animale che, da adulto, sembra un giovane dinosauro (ovvero, gli uccelli di oggi), un animale "adulto" più simile ai non-paraviani?
Per saperlo, avete solo da partecipare alle conferenze di Horner di questa settimana.

Bibliografia:
Bhart-Anjan S. Bhullar, Jesús Marugán-Lobón, Fernando Racimo,Gabe S. Bever, Timothy B. Rowe, Mark A. Norell & Arhat Abzhanov (2012) Birds have paedomorphic dinosaur skulls. Nature (advance onlin publication) doi:10.1038/nature11146

27 maggio 2012

And the winner is... Theropoda!

Alessandro Chiarenza durante la nostra presentazione paleogeografica & theropodologica
Alcuni giorni fa (il 24-26 di questo mese) a Catania si è svolta la XII edizione delle Giornate di Paleontologia della Società Paleontologica Italiana.
Sebbene io non vi abbia partecipato fisicamente, ero presente come coautore di due lavori presentati: un poster ed una presentazione inedita.
Il poster (Chiarenza et al. 2012), al quale ho partecipato sopratutto come revisore della forma, parla di un esemplare di ittiosauro conservato al Museo della Scienza della Terra di Catania, ed è una versione condensata della tesi di laurea triennale del primo autore, Alessandro Chiarenza.
La presentazione (Cau e Chiarenza 2012) è invece un lavoro inedito preparato apposta per le giornate catanesi. Esso è da considerarsi un'idea per un potenziale sfruttamento futuro di Megamatrice in ambito paleobiogeografico, dato che si proponeva di valutare se e quanto l'Europa Meridionale (di cui l'Italia fa parte, almeno oggi) sia stata coinvolta dagli eventi di interscambio faunistico tra i theropodi di Laurasia e Gondwana. Il ragionamento a base della presentazione è che se Megamatrice identificasse dei taxa o dei cladi della parte laurasiatica dell'Europa nidificati dentro cladi formati da theropodi del Gondwana settentrionale (in particolare, Nordafrica), allora sarebbe lecito ipotizzare un evento di migrazione dal Gondwana all'Europa che possa aver coinvolto anche l'Italia. Viceversa (non solo in senso metaforico), se Megamatrice identificasse dei taxa o dei cladi del Gondwana settentrionale (in particolare, Nordafrica)  nidificati dentro cladi formati da theropodi della parte laurasiatica dell'Europa, allora sarebbe lecito ipotizzare un evento di migrazione dall'Europa al Gondwana che possa aver coinvolto anche l'Italia.
Siccome io non potevo presenziare la presentazione, essa è stata esposta da Alessandro Chiarenza.
Sia il poster che la presentazione erano in gara per il premio di migliore poster e presentazione esposti, ed è con grande piacere che entrambi sono stati votati al primo posto nelle rispettive categorie (ex aequo con un altro poster e un'altra presentazione)!
Gli amici presenti a Catania mi confermano che queste giornate sono state un grande successo di pubblico e di eventi scientifici, il che è un ulteriore augurio per il futuro della paleontologia italiana. Il fatto che una presentazione sui theropodi abbia avuto un così positivo risultato indica che il clima sta mutando e che i dinosauri stanno uscendo dall'alone di "novità" e "bizzarria da esterofili" anche in ambito accademico.

I complimenti vanno tutti ad Alessandro: io ho solo giocato con Megamatrice.

Bibliografia:
Cau A., and Chiarenza A.A. 2012 - The Role of Southern Europe in Theropod Faunal Interchange. Abstracts Volume. Giornate di Paleontologia XII edizione. Catania, 24-26 May 2012.
Chiarenza A.A., Dalla Vecchia F.M., Cau A., Rosso A. and Sanfilippo R. 2012 - Stenopterygius triscissus, ittiosauro Toarciano dalla collezione Gravina del Museo di Scienza della Terra di Catania. Giornate di Paleontologia XII. Catania 24-26 May 2012.

26 maggio 2012

Wonderful Dinosaur Life

Vi segnalo un nuovissimo documentario sui dinosauri, che sto apprezzando molto. Me ne sono innamorato subito, e non riesco a staccare gli occhi dalla sua visione. Esso è il risultato dell'uso intelligente e lungimirante delle nuove tecnologie digitali per mostrare a tutti, in modo diretto e senza alcun filtro umano, uno spaccato di vita animale, seguendone gli sviluppi passo dopo passo. Esso ci mostra la vita di un theropode nella sua reale naturalezza.
Niente infantili drammatizzazioni, banali spettacolarizzazioni, solo la bellezza insuperabile della Natura.
Potete vedere questo straordinario documento qui.
Cosa succederà? Non possiamo saperlo: esso è in diretta, sta accadendo proprio ora, dal vivo, in una foresta dell'Europa.
Buona visione, imparerete molto più di quello che avete imparato finora da dinosauri fantasiosi, fittizi e digitali.

Ringrazio Gianmarco Marzo per la segnalazione.

AGGIORNAMENTO: Dopo una breve ricerca posso dire che il protagonista è un falco pescatore, e che la località è una foresta dell'Estonia.
AGGIORNAMENTO DEL 27 MAGGIO: I falchi sono due: questa mattina (alle 08.48 ora del filmato) ho visto il momento in cui i due animali si sono dati il cambio per la cova.

Coming soon: "And the winner is... Theropoda!"

24 maggio 2012

Eoabelisaurus!

Le mie prime due pubblicazioni scientifiche (Maganuco et al. 2005, 2007) riguardano resti frammentari di theropodi dal Giurassico Medio del Madagascar. In quegli studi, Simone Maganuco ed io ipotizzavamo che potessero essere esistiti Abelisauroidi prossimi agli abelisauridi, se non proprio abelisauridi molto basali, nel Giurassico Medio del Gondwana. A quel tempo, l'ipotesi pareva ardita, dato che resti inequivocabili di abelisauridi erano noti solamente dalla metà del Cretacico, ovvero, circa 45 milioni di anni dopo.
Con piacere, un nuovo theropode, oltre ad essere estremamente significativo in sé, dimostra che avevamo ragione.
Pol e Rauhut (in stampa) descrivono i resti molto ben conservati e parzialmente articolati di un abelisauride dal Giurassico Medio dell'Argentina, ed istituiscono Eoabelisaurus mefi.
Il grado di preservazione dell'olotipo di Eoabelisaurus, oltre alla combinazione di caratteri tipicamente abelisauridi più plesiomorfie abelisauroidi/neoceratosauriane, rendono Eoabelisaurus un taxon-chiave per comprendere le relazioni filetiche tra i Ceratosauria. Il fatto che esistano degli Abelisauridi nel Giurassico Medio deve implicare che anche il suo sister-taxon, Noasauridae, doveva già essere presente a quel tempo: questa ultima ipotesi è avvalorata da Megamatrice, che identifica una serie di forme Giurassiche come Noasauridi basali (non mi soffermo qui per i dettagli, ho già dato troppi spoiler della mia analisi nei giorni precedenti).
Il cranio di Eoabelisaurus, conservato nella metà postorbitale, mostra un grado incipiente di sviluppo rispetto al tipico cranio abelisauride: le rugosità ed ispessimenti dermici sono assenti, così come l'ipertrofia delle inserizioni muscolari nucali. Lo scheletro assiale vertebrale mostra numerose caratteristiche degli abelisauridi, sebbene non tutte al grado di specializzazione delle forme derivate. La coda non presenta i processi trasversi estremamente allungati, sebbene questi siano proiettati dorsalmente. L'arto anteriore è quasi completo, e presenta un omero relativamente allungato rispetto a quello delle forme cretaciche, un avambraccio meno tozzo con un olecrano robusto simile a quello nei tetanuri basali, un osso che parrebbe un carpale distale (caso unico nei ceratosauri, dove si ritiene che i carpali siano non ossificati) ed una mano che mostra un grado di accorciamento intermedio tra quello dei theropodi basali e la mano atrofica degli abelisauridi derivati.
Eoabelisaurus è quindi una forma intermedia in numerose serie filetiche dell'evoluzione morfologica degli abelisauridi, e la sua posizione medio-giurassica, precedente a quella di tutte le forme più specializzate, ne fa un perfetto esempio di fossile a sostegno della teoria darwiniana dell'evoluzione.

Bibliografia:
Maganuco S., Cau A. and Pasini G., 2005. First description of theropod remains from the Middle Jurassic (Bathonian) of Madagascar. Atti della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo Civico di Storia Naturale in Milano, 146 (II): 165-202.
Maganuco S., Cau A., Dal Sasso C. & Pasini G., 2007. Evidence of large theropods from the Middle Jurassic of the Mahajanga Basin, NW Madagascar,with implications for ceratosaurian pedal ungual evolution. Atti Soc. it. Sci. nat. Museo civ. Stor. nat. Milano, 148 (II): 261-271. 
Pol, D. and Rauhut, O.W.M. (In press). A Middle Jurassic abelisaurid from Patagonia and the early diversification of theropod dinosaurs. Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences doi:10.1098/rspb.2012.0660

22 maggio 2012

Tetanurae Updated: Part 3

Nuovo aggiornamento di Tetanurae, sempre in base alle informazioni tratte da Carrano et al. (2012).
Questo nuovo aggiornamento deriva dall'aggiunta di un singolo OTU: CV 00214, l'esemplare che per molto tempo è stato riferito a "Szechuanosaurus campi": dato che l'olotipo di S. campi è una serie di denti (per giunta, non diagnostici, e difatti tale taxon è un nomen dubium), mentre CV 00214 non include denti, non sussiste alcun motivo per attribuire il secondo al primo.
L'analisi di Carrano et al. (2012) colloca CV 00214 come sister taxon di (e quindi, probabile conspecifico di) Yangchuanosaurus shangyouensis. Megamatrice conferma questo risultato.
Ciò che è interessante è che alcune relazioni osservate nel precedente risultato sono cambiate, probabilmente per l'alterazione della distribuzione di alcuni caratteri indotta dall'inclusione di questo nuovo OTU [significato della colorazione analogo a quello del precedente post]:
I "dilophosauridi" escono da Coelophysoidea, dove formavano un grado basale, ed alcuni formano un clade sister-taxon di Averostra.
"Dilophosaurus" sinensis e Chuandongocoelurus risultano instabili tra i neotheropodi più derivati dei coelophysoidi.
Cruxicheiros risulta un Megalosauroidea.
Leshansaurus risulta stabilmente un Megalosaurinae.
Il resto delle relazioni è rimasto invariato [NB: il clade "Becklespinax + Concavenator" che esclude Kelmayisaurus è un risultato spurio privo di sinapomorfie non-ambigue a sostegno].

Bibliografia:
Matthew T. Carrano, Roger B. J. Benson & Scott D. Sampson (2012) The phylogeny of Tetanurae (Dinosauria: Theropoda). Journal of Systematic Palaeontology 10(2): 211-300. 
DOI: 10.1080/14772019.2011.630927

21 maggio 2012

Tetanurae Updated: Part 2

Primo risultato della serie di aggiornamenti della regione non coelurosauriana di Theropoda (in particolare, Megalosauroidea e Allosauroidea). L'attuale matrice consta di 348 OTUs e 1485 caratteri.
Il grafico seguente mostra le relazioni tra i taxa nell'albero di consenso ridotto dopo che alcuni taxa instabili sono stati collocati nel nodo meno inclusivo comprendente le loro alternative posizioni (in particolare, i tre taxa indicati da rettangoli magenta: Cruxicheiros, Leshansaurus e Piveteausaurus). I cladi principali di Neotheropoda mostrati con colori: Coelophysoidea (verde), Ceratosauria (azzurro, collassato per semplicità), Megalosauroidea (viola), Allosauroidea (arancio), Coelurosauria (rosso, collassato per semplicità). I non-neotheropodi omessi dal grafico.
Il taxon "MNN GAD 1 2to8" è il postcraniale attribuito precedentemente all'abelisauride Kryptops. Da tempo, infatti, ho dubitato di tale interpretazione di quell'esemplare (comprendente alcune vertebra ed un cinto pelvico), ed ho rimosso le codifiche basate su quei resti dall'OTU "Kryptops", il quale attualmente comprende solamente il mascellare con le autapomorfie del taxon. Con piacere, Carrano et al. (2012) sono giunti alla mia stessa interpretazione, sebbene differiscano dalla mia nel ritenere quei resti come riferibili a Eocarcharia. Una nota che menziono con piacere è che Carrano et al. (2012) interpretano Leshansaurus come un Megalosauroidea piuttosto che come allosauroide: un risultato che io ho discusso nel 2009.
I dettagli interessanti e le differenze principali dal risultato di Carrano et al. (2012) sono:
assenza di Yangchuanosaurus hepingensis e dell'esemplare riferito a Szechuanosaurus campi. Essi saranno aggiunti in prossimi aggiornamenti.
"Dilophosaurus" sinensis e Cryolophosaurus sono Coelophysoidea (sono Tetanurae basali in Carrano et al. 2012).
Orionides è sinonimo di Avetheropoda, dato che Megalosauroidea risulta parte di Carnosauria.
"Szechuanosaurus" zigongensis risulta un tetanuro basale (è un Metriacanthosauridae in Carrano et al. 2012): è possibile che l'aggiunta di Yangchuanosaurus hepingensis e dell'esemplare riferito a Szechuanosaurus campi possa produrre un risultato analogo a quello di Carrano et al. (2012).
Piatnitzkysauridae è confermato (risultava anche precedentemente a questi aggiornamenti), ma andrebbe chiamato "Streptospondylinae".
Afrovenatorinae comprende solamente Afrovenator e Dubreuillosaurus.
Monolophosaurus è un Allosauroidea.
Saurophaganax è un Allosauroidea basale (un Allosauridae in Carrano et al. 2012).
"MNN GAD 1 2to8" e Shidaisaurus sono dei Metriacanthosaurinae. Se confermato, il primo sarebbe quindi il primo metriacanthosauride africano.
Lourinhanosaurus è sister-taxon di Allosauria.

Nel prossimo aggiornamento, vedremo se l'aggiunta dei due metriacanthosauridi mancanti influirà sulla posizione di "Szechuanosaurus" zigongensis.

Bibliografia:
Matthew T. Carrano, Roger B. J. Benson & Scott D. Sampson (2012) The phylogeny of Tetanurae (Dinosauria: Theropoda). Journal of Systematic Palaeontology 10(2): 211-300. 
DOI: 10.1080/14772019.2011.630927

20 maggio 2012

Tetanurae Updated: Part 1

Come anticipato da un breve post, alcuni giorni fa è stata pubblicata un'ampia analisi filogenetica avente come oggetto principale i Tetanurae non Coelurosauria (ovvero, tutti i theropodi più vicini agli uccelli che a Ceratosaurus, focalizzandosi sui taxa non più vicini ad Ornithomimus rispetto ad Allosaurus): Carrano et al. (2012). Mickey Mortimer ha parlato in modo dettagliato dei pregi e dei (pochi) limiti di questo interessante studio, quindi non mi soffermerò a ripetere cose già ben dette altrove. L'unico aspetto che menziono ora è che l'analisi difetta nel campionamento alla base di Coelurosauria, e ciò influenza sicuramente - come minimo - la topologia di Avetheropoda. Inoltre, sottolineo con piacere che gli autori discutono brevemente un'ipotesi sullo status di Kryptops che ho elaborato in parte anche io (e discusso in privato con alcuni): ne parlerò in futuro.
Lo studio introduce alcuni nomi di clade (o riesuma nomi introdotti in passato ma mai usati in un contesto filogenetico recente): Orionides (il nodo "Ornithomimus + Allosaurus + Megalosaurus" per usare una succinta definizione), Allosauria (il nodo "Allosaurus + Carcharodontosaurus"), Megalosauria (il nodo "Megalosaurus + Spinosaurus"), Piatnitzkysauridae ("Piatnitzkysaurus > Megalosaurus"), Afrovenatorinae ("Afrovenator > Megalosaurus").
Alla luce dell'ampia quantità di nuovi dati forniti da Carrano et al. (2012), sto aggiornando la mia analisi. Tale lavoro è lungo e complesso, perché comprende:
La revisione e/o aggiornamento di codifiche in vari taxa.
L'aggiunta di nuovi caratteri in una matrice con oltre 300 taxa.
L'inclusione di nuovi taxa in una matrice con quasi 1500 caratteri.

Posterò alcuni dei risultati e li comparerò con Carrano et al. (2012), quando avrò concluso la fase di immissione dei dati.

19 maggio 2012

Boicottate il commercio illegale dei fossili!

Questo blog parla di paleontologia dei theropodi, e delle sue diramazioni scientifiche e culturali.
Evito, se possibile, di affrontare qui argomenti fuori tema, come la politica o vicende personali non-scientifiche, mentre esco volentieri dall'ambito puro e ristretto del blog quando ciò ha implicazioni concrete per la paleontologia dei theropodi.
In questo post, parlo di una petizione. Io non sono un fan delle petizioni online, di cui spesso dubito della efficacia e validitià. Non mi preme discutere qui le mie motivazioni generali sulle petizioni, né mi interessa ascoltare le vostre eventuali valutazioni in merito.
Mi limito qui a parlare di questa petizione perché è molto rilevante sul piano paleontologico, ma ha anche un significato generale che vorrei prendeste in considerazione.
La petizione di cui parlo ha come obiettivo boicottare un'asta. Questa asta, che è stata menzionata anche in vari media ad alta tiratura online, sia italiani che esteri, ha come oggetto uno scheletro di Tarbosaurus, la cui ricostruzione è visibile qui sopra, e che, con molta probabilità, proviene dalla Mongolia o forse (ma la probabilità pare inferiore), dalla Cina. Pur non avendo certezza di quanto sia effettivamente completo e quanto ricostruito, appare chiaro che la sua preservazione è ottima, e che molte ossa devono essere genuine, non calchi. Non abbiamo la certezza di ciò per un motivo semplice ed ovvio, che è implicito nel fatto che tale fossile stia per essere battuto all'asta: il fossile è stato scavato illegalmente ed espatriato illegalmente. Entrambe le nazioni da cui probabilmente può provenire l'esemplare hanno una chiara legislazione in materia di fossili di dinosauro. I fossili di dinosauro sono patrimonio culturale di quelle nazioni, appartengono al popolo di quelle nazioni, e non possono essere venduti ad un'asta. Tale asta, per quanto blasonata e altolocata possa essere, sta quindi compiendo un atto illegale, un furto economico e culturale al popolo della Mongolia.
Quel fossile deve tornare in Mongolia, dove sarà incluso nelle straordinarie collezioni theropodologiche di quella nazione, per aggiungersi al grande partimonio culturale di una nazione dalla grande storia ma dalla modesta capacità economica. Quel fossile deve tornare in Mongolia, per essere incluso nelle collezioni scientifiche di quel paese, perché così potrà essere studiato e pubblicato dai paleongologi mongoli e di tutto il mondo e contribuire al progresso della conoscenza di tutti noi interessati a questa disciplina.
Boicottate il traffico illegale di fossili di valore scientifico e non rendetevi complici di un furto al popolo mongolo ed alla comunità scientifica.

17 maggio 2012

Coming Soon: Una nuova filogenesi dei Tetanuri basali!

Rigrazio in anticipo Matt Carrano per avermi inviato una copia di questo lavoro, che mi terrà sicuramente occupato per i prossimi giorni, sopratutto per la mole di informazioni che travaserò in Megamatrice!

T-hermani

Ricordate l'enigmatico pube dal Cretacico Inferiore australiano che potrebbe rappresentare la prima evidenza di Tyrannosauroidi in Australia? In uno studio pubblicato oggi, Benson et al. (2012) lo includono nella serie dei reperti da loro descritti e discussi provenienti dal Cretacico Inferiore dell'Australia meridionale (tutti esemplari isolati di materiale postcraniale e denti, riferibili a Spinosauridae, Neovenatoridae, Maniraptoriformes e, appunto Tyrannosauroidea; oltre al Ceratosauria descritto di recente), e identificano quelli che potrebbero essere ulteriori esemplari di tyrannosauroide australiano. Ciò che rende la loro identificazione interessante è che tali resti aggiuntivi non sono inediti, ma già descritti in passato, oltre che discussi e collocati a più riprese in Coelurosauria, ed hanno un nome: l'olotipo di Timimus hermani.
Benson et al. (2012) osservano che la combinazione di caratteri nel femore che costituisce l'unico esemplare di Timimus escluda la sua collocazione in qualche clade di Maniraptoriformes, dato che il trocantere maggiore è relativamente stretto, il trocantere anteriore distinto dal maggiore tramite un solco profondo, il trocantere accessorio ridotto, il quarto trocantere relativamente sviluppato, la testa (lievemente) proiettata prossimalmente. Tale combinazione si osserva nei tyrannosauroidi, pertanto, affermano Benson et al. (2012), Timimus potrebbe essere un tyrannosauroide basale di struttura gracile. Ovvero, si tratta della stessa interpretazione data al pube australiano. Perciò, anche se i due esemplari non sono associati e non è possibile per ora considerarli conspecifici, l'ipotesi a favore di un tyrannosauroide di taglia ridotta e struttura relativamente gracile nella regione polare australiana del Cretacico Inferiore pare trovare ulteriore supporto. Dato che Benson et al. (2012) considerano Timimus valido e diagnosticabile, tale tyrannosauroide potrebbe avere anche un nome, cosa che non guasta mai...
Un altro esemplare descritto da Benson et al. (2012) che considero molto interessante è una vertebra dorsale che presenta una combinazione unica di caratteri (segno che sia un nuovo taxon, sebbene per ora senza nome) e un mix di caratteri alvarezsauridi (ampio canale neurale, centro allungato, centro molto compresso ventralmente, proiezioni posterolaterali dell'arco neurale e iposfene formato da due lamine convergenti connesse alla base; questi due ultimi caratteri presenti in Patagonykus), che potrebbe costituire il primo alvarezsauroide australiano.

Bibliografia:
Benson, R.B.J., Rich, T.H., Vickers-Rich, P. & Hal,l M, (2012) Theropod Fauna from Southern Australia Indicates High Polar Diversity and Climate-Driven Dinosaur Provinciality. PLoS ONE 7(5): e37122. doi:10.1371/journal.pone.0037122

16 maggio 2012

Yurgovuchia e l'evoluzione della coda "ranforincoide" dei dromaeosauridi

Il membro Yellow Cat della Formazione Cedar Mountain, del Cretacico Inferiore degli Usa occidentali, è particolarmente ricco di theropodi. Abbiamo un grande tetanuro affine ad Acrocanthosaurus, il coelurosauro basale Nedcolbertia, abbondanti resti del therizinosauro Falcarius, il troodontide Geminiraptor ed il grande dromaeosauride Utahraptor.
Senter et al. (2012) aggiungono altri due dromaeosauridi alla fauna. 
Il primo, basato su una serie vertebrale ed un pube frammentario, è diagnostico e battezzato Yurgovuchia doellingi. Questo nuovo dromaeosauride di taglia media presenta una combinazione di caratteri unica ed una serie di sinapomorfie con il clade di dromaeosaurini derivati come Achillobator e Utahraptor. In particolare, le vertebre caudali presentano un grado di allungamento delle prezigapofisi intermedio tra la condizione plesiomorfica paraviana (presente in troodontidi e unenlagiini) e l'estremo allungamento di Microraptoria e di vari Eudromaeosauria (con l'eccezione di Achillobator e Utahraptor), detto "caudotheca", e curiosamente simile alla condizione in alcuni pterosauri di grado ranforincoide. Qual'è il significato evolutivo e funzionale di questa condizione intermedia tra code "classiche" e caudothecae (detto "emicaudotheca")? 
Qui è interessante fare un paragone con il modo di ragionare tipico degli evoluzionisti pre-cladisti: lo scenario adattativo. In una vecchia logica adattazionista, siccome la condizione estrema di allungamento delle zigapofisi caudali (come in Velociraptor e Microraptor) genera una coda molto più rigida della condizione primitiva (nei non-dromaeosauridi), si ipotizzerebbe una tendenza evolutiva verso code più rigide, probabilmente selezionate per una funzione stabilizzatrice del moto, con Utahraptor e Yurgovuchia a rappresentare uno stadio intermedio di questa tendenza filetica verso code sempre più rigide. Ovvero, secondo un ragionamento classico, Utahraptor, con la sua coda emicaudotheca, sarebbe uno stadio intermedio, transizionale, verso un maggiore adattamento dato da code molto rigide. 
Questo scenario è contraddetto dall'analisi di tutti i caratteri e della loro distribuzione in tutti i coelurosauri.
Utahraptor e gli altri dromaeosauridi emicaudotheca formano infatti un clade i cui successivi parenti sono tutti portatori di caudotheca (partendo dai più prossimi: Deinonychus, Velociraptorinae, Microraptoria).
Ovvero, la condizione di emicaudotheca in questi dromaeosauridi non è una fase intermedia verso la condizione caudotheca, bensì una modificazione derivata di questa ultima. La più probabile spiegazione di tutti i dati (non solo della sola condizione della coda presa a paradigma di una serie filetica) è che quindi la riduzione della caudotheca, permettendo code relativamente meno rigide, abbia permesso le modificazioni anatomiche necessarie per l'aumento di dimensioni in un dromaeosauride.
Lo scenario di Senter et al. (2012) è confermato da Megamatrice.
Consenso ridotto stretto degli alberi più corti dopo lo sfrondamento dei taxa jolly dal risultato. Le relazioni tra i Dromaeosaurinae sono identiche a quelle nel consenso stretto. Notare che i taxa con emicaudotheca sono nidificati dentro una serie pettinata di taxa con caudotheca, avvalorando l'ipotesi che la prima condizione sia derivata dalla seconda, e non viceversa.

Il secondo dromaeosauride identificato, basato solo su un radio ed un pube, è comunque morfologicamente distinto da Yurgovuchia, e mostra affinità velociraptorine.

Bibliografia:
Senter, P., Kirkland, J.I., DeBlieux, D.D., Madsen, S. & Toth, N. (2012) New Dromaeosaurids (Dinosauria: Theropoda) from the Lower Cretaceous of Utah, and the Evolution of the Dromaeosaurid Tail. PLoS ONE 7(5): e36790. doi:10.1371/journal.pone.0036790

I Libri di Theropoda: Volume Speciale

Sto preparando un nuovo volume in EBook per la collana Kindle di Amazon.
Nel frattempo, per coloro che non avessero acquistato i precendenti volumi, è disponibile un volume speciale che raccoglie i due precedenti volumi, più alcuni aggiornamenti alla luce delle nuovissime scoperte di questo anno, ad un prezzo inferiore della somma dei due volumi presi separatamente.
Si tratta di un'edizione limitata nel tempo, che terminerà con l'uscita del nuovo volume.
Se siete interessati, non fatevi sfuggire l'occasione!

15 maggio 2012

Una bizzarra ed improvvisa sindrome alla pelle

Vi racconto la storia di una signora che conosco da tempo. Per non rivelare il suo vero nome, la chiamerò Gaia. La signora Gaia oggi ha 50 anni. Terza di otto fratelli, Gaia ha passato una vita molto varia. La sua infanzia fu molto burrascosa, perché la sua famiglia, nel periodo in cui ella ed i fratelli nacquero, stava costruendo casa, e non è semplice gestire tutte quelle cose, sopratutto se la famiglia è giovane e si hanno tanti figli. A quei tempi si faceva così, e non ci si preoccupava delle ristrettezza economiche o degli effetti di procreare in modo ripetuto e frequente.
All'età di 13 anni, a Gaia fu diagnosticata una rara sindrome alla pelle. Questa sindrome ha alcuni effetti sul suo aspetto esteriore, ma non ha mai inciso sulla sua salute fisica. Ad alcuni dei suoi fratelli, la bizzarra colorazione della pelle della sorella ha sicuramente generato battute o ironia, ma niente di più. La famiglia di Gaia è piuttosto allargata, e negli anni i vari fratelli hanno limitato i reciproci contatti, sebbene questi avvengano piuttosto regolari, per quanto distanziati. Pertanto, Gaia non ha mai risentito molto dell'ironia dei fratelli, sopratutto quelli della sorella maggiore, che è sempre stata considerata la più bella della famiglia.
Fino all'età di 43 anni, comunque, la bizzarra sindrome di Gaia non le ha dato particolari problemi, dato che era sopratutto a livello del derma, e non si manifestava significativamente sull'epidermide. Da quell'anno, tuttavia, la sindrome sulla pelle di Gaia ha iniziato a farsi sempre più evidente, al punto che in più punti, in modi sovente improvvisi, la sua pelle ha cambiato tonalità, in modi ed estensioni che hanno non poco messo in imbarazzo una donna della sua età. Paradossalmente, questo "difetto" fisico pare aver dato a Gaia un aspetto più fresco e vitale rispetto ai fratelli. La vecchia madre, non a caso, ha sempre dedicato a questa figlia così strana e in parte sfortunata buona parte delle sue cure e attenzioni.
A parte queste bizzarre ed insolite manifestazioni cutanee, la strana sindrome della pelle di Gaia non le ha mai dato particolari problemi, ed ella ha imparato con gli anni a convivere con la sua condizione così eccentrica. Ne ha persino tratto una lezione sul senso della vita. Almeno fino a ieri.
Ho saputo che circa una ventina di ore fa, uno strano neo, dapprima piccolo e marginale, si è formato sul fianco sinistro della signora Gaia. Dapprima il fianco e la gamba, poi buona parte della schiena, in poche ore questo neo è prolificato con una rapidità allarmante. Gaia si è immediatamente recata dal dermatologo, che la segue da anni, il quale, in pochi minuti, non ha potuto fare altro che constatare che si tratta di una mutazione cellulare, di cui non è nota l'origine e l'entità. Da un paio di minuti, tutto il corpo della signora Gaia è ricoperto da questi nei. Se ne contavano a milioni solo un minuto fa, ora sono 7 miliardi. Questa rapidissima patologia cutanea, molto rara, al punto che se ne contano pochi casi nella storia, ha un nome: antropizzazione. Gaia è affetta da una brutta malattia, che da alcuni secondi le sta provocando una febbre improvvisa. Il numero dei nei potrebbe salire, e con essi la febbre. Il medico dice che la febbre stessa potrebbe alterare la biochimica della pelle e fermare la crescita dei nei.  In alternativa, una cura molto drastica ed una serie di interventi potranno estirpare in modo rapido questi insoliti nei. Ma si tratta di una cura costosa, a tratti dolorosa.
La cosa rassicurante è che questa malattia non è maligna per Gaia. La notizia negativa è che, comunque andrà, il suo bel viso conserverà per qualche giorno le cicatrici dell'anomala malattia.

Questa storia, che spero abbiate riconosciuto come una metafora della storia della Terra (Gaia), illustra cosa siamo noi e la nostra specie per la Terra: una bizzarra e passeggera malattia della pelle, un episodio effimero se visto nella vita di una donna, che non potrà mai uccidere il corpo di Gaia, ma potrebbe deturpare il suo aspetto, forse profondamente ma solo per qualche giorno.
Gaia ha ancora molti decenni davanti a sé, e sicuramente saprà superare questa brutta esperienza, di cui, forse, alla fine non ricorderà nemmeno i dettagli.

14 maggio 2012

Theropodi Iberici al Limite Giurassico-Cretacico

Il sito di Riodeva, in Spagna, ha fornito una ricca associazione di dinosauri vissuti a cavallo del limite Giurassico-Cretacico. Le faune dinosauriane di Riodeva sono formate in maggior parte da sauropodi di almeno 3 linee filetiche, più ornithischi (stegosauri e ornithopodi). I theropodi da Rioveda, e dalla Formazione di cui questa località è parte, non sono invece così abbondanti, e non hanno finora fornito significativi resti ossei.
In uno studio in stampa, Gascó et al. (2012) descrivono 13 denti di theropode sufficientemente completi per fornire informazioni significative tassonomicamente, provenienti da Rioveda.
L'analisi morfometrica e delle caratteristiche di questi denti indica che essi sono raggruppabili in 3 morfotipi, attribuibili ad altrettanti cladi: un tetanuto basale di grande taglia, un possibile allosauroide di dimensioni medio-grandi e un taxon di taglia ridotta con affinitità deinonychosauriane. Questi denti quindi permettono di stabilire un legame tra questa località e le ben più ricche faune a theropodi quasi-contemporanee in Portogallo, Nordamerica e Africa Orientale.

Ringrazio Francisco "Pak" Gascó per avermi inviato una copia del suo studio.

Bibliografia:

Francisco Gascó, Alberto Cobos, Rafael Royo-Torres, Luis Mampel and Luis Alcalá (2012). Theropod teeth diversity from the Villar del Arzobispo Formation (Tithonian–Berriasian) at Riodeva (Teruel, Spain). Palaeobiodiversity and Palaeoenvironments (advance online publication).
DOI: 10.1007/s12549-012-0079-3

13 maggio 2012

L'osannato surfista che stuprò sua madre

Oggi, è la festa della mamma.
Tutti abbiamo una madre, anche se non tutti abbiamo avuto la fortuna di vivere accanto a lei, e forse l'abbiamo perduta prematuramente. In quanto mammiferi, abbiamo la mamma nel nome stesso (sebbene, l'etimologia di "mammifero" si riconduca a "mammelle", queste ultime sono organi preposti alla funzione primaria di ogni madre umana, la nutrizione del loro figlio). Una Madre, più grande, antica e severa, ci accomuna tutti, ed è la Natura. Non è un caso che Ella abbia l'attributo di Madre. 
La Natura è il seno dal quale l'Umanità ha avuto la sua lunghissima gestazione inorganica, unicellulare, animale. La Natura è ancora il seno nel quale la Civiltà umana, nell'arroganza della propria miopia, continua a succhiare linfa vitale, attaccata ad una placenta che, ormai, ha invaso e pervaso l'intero pianeta.
Nessuno oserebbe violentare la propria madre, perché in lei sentiamo una sacralità, anche quando ella può risultare severa, forse persino feroce matrigna. Eppure, lo stupro perpetuato dalla Civiltà umana nei confronti della Natura non solo non desta che qualche lieve vagito di protesta, ma è sovente osannato come una conquista della post-modernità.
La violenza sopraffazione, la sfida o la sottomissione della Madre Natura, sono oggi feticci di una creatura che si illude di poter vivere senza di Lei. Ciò, paradossalmente, è ancora più ostentato quando si manifesta coi tratti infantili ed egocentrici dell'impresa futile e bizzarra.
Finire nel Guinness dei Primati, la nota raccolta di individui o azioni anormali, spesso grottesche se non patetiche, oggi appare un riconoscimento comparabile ad una medaglia al valore civile.
Finire nel Guinness dei Primati per aver cavalcato un'onda di notevoli dimensioni può risultare poco più che un aneddoto, se non fosse che ho scoperto questo episodio tramite un articolo online della maggiore testata giornalistica italiana, nel quale l'impresa (se possiamo considerarla tale) di un quarantenne surfista è elevata al grado di metafora della sfida tra Uomo e Natura. Qui, la Natura non è più concepita come Madre al cui seno siamo ancora legati da un indissolubile cordone materiale e storico, bensì un Avversario, un Alieno, contrapposto all'Umano. Ed allora, la sfida contro la Natura diviene una affermazione dell'Uomo contro il non-Umano, una presa di consapevolezza della propria forza e valore, come tale tramite la violenza.
Ritorniamo all'immagine corretta della Natura, e rivediamo l'intera sequenza da quella ottica. Un uomo ha stuprato sua Madre. Egli merita quindi di essere annoverato come metafora della superiorità umana? Noterete, ora, in tutta la sua brutalità, il perché io abbia sentito l'esigenza di scrivere questo post, così fuori tema.
Stuprare la propria madre è il più abominevole dei crimini, superato forse solo da quello verso i propri figli. Tale atto di sopraffazione non meriterebbe alcuna gloria, ma solo una durissima punizione.
Ovviamente, il povero surfista coinvolto in questa vicenda è solo un inconsapevole strumento della retorica altrui. Io qui sto criticando (e duramente) il giornalista e la sua concezione della Natura, non il surfista e la sua azione di cavalcare le onde. Non dubito che, probabilmente, quel surfista concepisce l'Oceano e la Natura in maniera più affine alla mia, piuttosto che all'idea ottocentesca, machista e muscolare del giornalista italiano. Non dubito che con il suo gesto, il surfista abbia voluto rendere onore all'Oceano che ama e rispetta, non certo rivendicare la sua superiorità sulla Natura.
Provo molto biasimo per chi ha scritto quell'articolo, così carico di una retorica obsoleta ed ottusa verso la Natura.
Viviamo un'epoca nella quale l'espansione demografica, la cementificazione, il disboscamento, l'alterazione dell'atmosfera ed il conseguente mutamento climatico possono veramente, ad una scala di tempo infinitesimo se visto con gli occhi del paleontologo, portarci al collasso e all'estinzione. Stiamo erodendo il nostro cordone ombelicale, infettando la nostra placenta, divorando nostra madre. Dovremmo diffondere una visione della Natura per quello che essa è, non per quello che essa può rappresentare in un'apologia dell'uomo. La Natura è una madre severa, austera e bellissima, spesso matrigna, ma mai ingiusta. Noi abbiamo solo un'opzione percorribile: imparare ad amarla, amarla e curarla. L'alternativa è la nostra morte definitiva, un oblio di polvere e silenzio, nella quale Nostra Madre sarà ancora lì, più fiera e forte che prima, pronta a generare una nuova progenie, forse più meritevole di noi.

12 maggio 2012

Superpredatori macrofagi nei mari Giurassici, ed una mano da Bologna...

Dettaglio della dentatura dell'olotipo di Orcinus citonensis conservato al Capellini di Bologna. In alto, figura 6A da Young et al. (in stampa). In basso, la foto originale completa da cui la figura in alto è stata tratta. Autore della foto e proprietario della mano in basso è Federico Fanti.
Alcuni mesi fa, ricevetti un'email da Mark Young, dell'Università di Edinburgo. Mark è probabilmente il maggiore esperto di thalattosuchi (in particolare, Metriorhynchidi, come Neptunidraco) esistente. Nella sua email, Mark mi chiedeva se potevo aiutarlo realizzando alcune fotografie di un esemplare di cetaceo fossile conservato al Museo Capellini di Bologna, l'olotipo di Orcinus citonensis presente nella collezione del museo, dove è presente anche metà dell'olotipo di Neptunidraco (per scoprire il perché di solo una metà, se non lo sapete, cercate tra questi post). Alcuni giorni dopo, mi recai al Capellini, dove lì, grazie al sempre solerte Federico Fanti, fu realizzata una serie di foto dell'esemplare, in particolare di un dettaglio del fossile, che interessava in particolare Mark.
A cosa possono servire le foto di un'orca fossile? Per capire altri fossili.
In questi giorni, esce lo studio nel quale è inclusa una delle foto realizzate da Federico sull'Orcinus bolognese, Young et al. (in stampa). In questo studio, gli autori descrivono una serie di usure frequenti nei denti del metriorhychide geosaurino Dakosaurus, la forma più aberrante di metriorynchide, dotato di un corto cranio più simile ad un grande theropode che ad un coccodrillo. 
Young et al. (in stampa), anche servendosi di esempi analoghi nei cetacei attuali e fossili, dimostrano che queste usure sono il prodotto dell'azione dei denti durante la masticazione: le usure furono prodotte dall'attrito da denti superiori e inferiori che scorrevano uno contro l'altro, o dall'impatto con substrati duri, come carne e ossa delle prede. Questi dati, quindi, dimostrano che i Geosaurinae più derivati (non le forme basali come Neptunidraco) erano dei macrofagi, predatori di altri animali relativamente voluminosi, i quali dovevano essere "affettati" in varie parti minori prima di essere ingeriti (mentre normalmente, un rettile carnivoro non si nutre di prede così voluminose da includere grosse ossa da spezzare, né che richiedono un intenso processo masticatorio prima di essere ingoiate). Oltre che nelle orche, un'usura dentaria ed un meccanismo analogo si riscontrano nei tyrannosauridi.

Bibliografia:
Young, M. T., Brusatte, S. L., Beatty, B. L., De Andrade, M. B. and Desojo, J. B. (2012) Tooth-On-Tooth Interlocking Occlusion Suggests Macrophagy in the Mesozoic Marine Crocodylomorph Dakosaurus. Anatomical Record (advance online publication) doi: 10.1002/ar.22491

07 maggio 2012

Limusaurus d'Australia?

Astragalocalcagni sinistri di theropodi in vista anteriore. I colori indicano i vari cladi/gradi dell'evoluzione di Theropoda. Da Fitzgerald et al. (2012).
Una delle parti dello scheletro dei theropodi di maggiore informatività filogenetica è il complesso astragalo-calcagno (AC). Queste ossa, che corrispondono come omologia alla zona della nostra caviglia e tallone, nei dinosauromorfi sono organizzate in modo molto diverso che in noi. Nell'uomo, l'AC fa parte del piede (infatti, formano la parte posteriore del piede, prossima al tallone). Nei dinosauromorfi, l'AC fa parte della parte distale della gamba. 
Durante l'evoluzione dei theropodi, l'AC ha seguito alcune tendenze principali, come la progressiva fusione dei suoi elementi e lo sviluppo di una struttura laminare detta "processo ascendente dell'astragalo". La forma, sviluppo ed estensione dell'AC è di conseguenza caratteristica dei vari gruppi e dei vari stadi (gradi) dell'evoluzione di Theropoda. Di fatto, è possibile identificare le affinità generali di un theropode anche solo avendo a disposizione il suo AC. Il post di oggi parla di un episodio del genere.
Fitzgerald et al. (2012) descrivono un astragalocalcagno dal Cretacico Inferiore australiano, e lo riferiscono a Ceratosauria, possibilmente Abelisauroidea. Si tratta della prima evidenza relativamente robusta di ceratosauri in Australia (gli autori considerano il possibile abelisauroide Ozraptor, basato su una tibia distale dal Giurassico Medio australiano, come non-diagnostica oltre Theropoda indet.).
La combinazione di caratteri (astragalocalcagno fuso, processo ascendente con base rettangolare, limitato lateralmente in estensione, presenza di una fossa alla base dello stesso processo, ma assenza di solco nella stessa posizione, nonché assenza di un solco orizzontale nella parte anteriore del corpo dell'astragalo, e debole inclinazione anteriore dei condili distali dell'AC) è esclusiva degli abelisauroidi. Inoltre, la presenza di una piccola proiezione ossea sul margine mediale del processo ascendente e di due forami dentro la fossa alla base del processo ascendente è nota solo in Masiakasaurus. Questi dati supportano l'ipotesi che l'esemplare (illustrato in alto a sinistra, NMV P221202) sia un Ceratosauria, probabilmente un Noasauridae, grande linearmente circa 140% di Masiakasaurus (quindi lungo circa 4 metri).
L'analisi di Fitzgerald et al. (2012), focalizzata solo sui caratteri dell'AC, nonché Megamatrice, indicano una stretta affinità tra questo abelisauroide australiano, Deltadromeus ed Elaphrosaurus. Pertanto, l'esemplare australiano potrebbe appartenere al gruppo di abelisauroidi gracili di taglia medio-grande come i due taxa appena citati e Limusaurus.

Bibliografia:
Erich M. G. Fitzgerald, Matthew T. Carrano, Timothy Holland, Barbara E. Wagstaff, David Pickering, Thomas H. Rich and Patricia Vickers-Rich (2012) First ceratosaurian dinosaur from Australia. Naturwissenschaften (advance online publication) DOI: 10.1007/s00114-012-0915-3

06 maggio 2012

800000

Ieri, il contatore delle visite del blog, attivo dal luglio 2008, ha superato quota 800 mila.
L'ultimo mese è stato probabilmente quello in cui il blog ha ricevuto più visite, poco meno di 40 mila.
Come sempre, grazie a tutti.

Capacità predatorie di un insospettabile theropode


Mi viene segnalato questo video amatoriale, girato in un parco di San Francisco, avente come protagonista un airone.
La sequenza può risultare un po' cruda per gli occhi più sensibili. Al tempo stesso, si tratta di un fenomeno naturale, che dobbiamo sforzarci di vedere con relativo distacco emotivo, e con grande interesse scientifico. Il video dimostra che anche un theropode apparentemente privo di adattamenti da "super-killer" è nondimeno un efficace predatore, in virtù della sua anatomia generale.
Spinosaurus viene sovente dipinto come una specie di "theropode-coccodrillo". Tuttavia, nelle varie occasioni in cui io e Simone Maganuco abbiamo discusso assieme sull'ecologia di questo theropode, alla luce dell'esemplare di rostro conservato al Museo di Storia Naturale di Milano, entrambi concordiamo nel vedere quel theropode più come un "airone-gigante" piuttosto che come un coccodrillo bipede. La postura bipede e le proporzioni degli arti, la forma allungata del cranio, le narici arretrate, la probabile forma generale della testa e del collo, tutto porta più ad uno stile di vita più simile a quello dell'airone piuttosto che a quello del coccodrillo. Dato che gli aironi non usano il volo come metodo di caccia, ma la camminata furtiva, ciò è compatibile con l'andatura di un grande theropode basale. Lo stesso comportamento può essere applicato ad Austroraptor.
Il video qui sopra dimostra che l'immagine "da airone" non sminuisce minimamente la capacità predatoria di quel theropode rispetto alla più nota (ma a mio avviso meno valida) concezione coccodrillesca.
Immaginatevi un airone alto 4 metri.

05 maggio 2012

Billy e il Clonesauro - Il personaggio più saggio della Trilogia

Il Prof. Grant nella famosa scena col ragazzino in Montana (da Jurassic Park, 1993)
Questo post è ispirato da una vignetta che ho visto questa mattina. 
Il tema del post parla del personaggio più intelligente e lungimirante dell'intera trilogia billyclonata, colui che prima di tutti ha colto il segno della rivoluzione scientifica che da lì a pochi anni avrebbe travolto il mondo della paleontologia, costringendo non pochi a rivedere i propri paradigmi.
Il ragazzino cicciottello.
"A me non mette mica tanta paura: sembra una specie di TACCHINO GIGANTE".
So che tutti hanno odiato la voce stridula del ragazzino, ed hanno esultato per il modo duro e al limite dello stalking con cui il paleontologo lo ha liquidato.
Eppure, ad essere onesti, tra i due, il ragazzino è stato molto più saggio e lungimirante del paleontologo.
Infatti, come scritto in passato, la storia del Velociraptor che "caccia in branco con tattiche d'assalto ben coordinate", con un individuo che funge da diversivo e altri che attaccano dai lati, è una favoletta poco o per niente supportata da evidenze scienfiche.
Al contrario, il ragazzino ha avuto ragione, ed un Velociraptor è una specie di tacchino gigante, un grosso animale pennuto, che se esistesse ancora oggi sarebbe sicuramente considerato un grosso esemplare di pollame, né più ne meno del tacchino.
Il ragazzino cicciottello aveva ragione, lo spocchioso paleontologo aveva torto. E nonostante Grant sia il mito, l'eroe, forse l'esempio di paleontologia che molti hanno seguito plagiati dal film, è comunque da iconoclasti critici e dissenzienti come il ragazzino cicciotto, per nulla ammaliato dalla retorica grantiana, che noi oggi abbiamo superato una visione ipervitaminica e supereroistica dei dinosauri, vedendoli per quello che sono: animali, come un tacchino, e non certo come una banda di tartarughe ninja killer.
Oggi, quel ragazzino ha circa trenta anni, e potrebbe a tutti gli effetti essere parte della nuova generazione di paleontologi che hanno ridimensionato e corretto i miti sessantottini e mammalocentrici della generazione di Grant.
Un'ultima nota su Grant: come vedete dalla foto, egli ha prelevato un fossile dallo scavo e se lo tiene per sé, in tasca (col rischio di romperlo), ci gioca e lo usa per spaventare un bambino e addirittura alla fine lo getta nel folto di una foresta costaricana: se questo è il modo che Grant ha di considerare un fossile, è molto diseducativo e poco professionale.

Ricordatevelo, la prossima volta che vedrete quella scena.

04 maggio 2012

Disparità disparata per i dinosauri (non-aviani) alla fine del Cretacico

Risultati delle analisi dei vari parametri di disparità per maniraptoriformi non-aviani e tyrannosauroidi alla fine del Cretacico. Non risulta alcun trend generale verso il declino. (Da Brusatte et al. 2012)
Il tema dell'estinzione dei dinosauri non-aviani alla fine del Mesozoico è il tema più famoso e discusso della paleontologia. Il tempo ed il modo di tale fenomeno sono stati studiati da varie ottiche. Sovente, l'estinzione della fine del Cretacico è stata misurata in termini di variazione della diversità nel tempo. Fu graduale, fu improvvisa (per i tempi geologici)? Queste, nella maggioranza dei casi, sono state le domande che hanno guidato i campionamenti e le indagini. L'area di studio più famosa e di indagine più intensa è stata la Formazione Hell Creek, in Nordamerica, assunta a vero e proprio "partito unico" della fine del Mesozoico. Più volte ho criticato questo approccio, sottolineando come, probabilmente, la Formazione Hell Creek non rappresenti la "norma" del mondo alla fine del Maastrichtiano, bensì una situazione locale, blasonata per la presenza di icone come Tyrannosaurus, Triceratops e Ankylosaurus, ma pur sempre una situazione locale, che non necessariamente rappresenterebbe l'intero pianeta a quel tempo.
In un recente studio, Brusatte et al. (2012) analizzano il tema del tempo e modo della fine del Cretacico dinosauriano con un approccio che non si focalizza, come i precedenti, sulla diversità, bensì sulla disparità.
La diversità (la famosa biodiversità) è il numero delle specie. La disparità è invece una misura della varietà di cladi presenti. Semplificando, per farvi comprendere la differenza tra i due parametri, se io ho un'insieme di 10 specie di theropodi ed un'insieme con 2 specie di theropodi, due di ankylosauridi, due di sauropodi, due di ornithopodi e 2 di ceratopsi, anche in questo caso ho una diversità di 10 specie, ma una disparità 5 volte più grande rispetto all'altro insieme, che comprende solo theropodi. Brusatte et al. (2012) hanno quindi misurato con vari strumenti statistici la variazione della disparità nei dinosauri non-aviani negli ultimi 12 milioni di anni del Cretacico.
Il risultato dell'analisi ha mostrato una marcata eterogeneità tassonomica e geografica nell'evoluzione dei dinosauri.
I ceratopsidi e gli hadrosauroidi mostrano un netto declino, sopratutto in Nordamerica. In Asia questo trend (per gli hadrosauroidi, dato che i ceratopsidi sono noti per un solo taxon asiatico Campaniano, quindi non forniscono abbastanza dati per dire alcunché) non si osserva. I sauropodi non mostrano alcun declino, ed anzi, nonostante la non significatività dei risultati, tutti i parametri concordano nel mostrare persino un'aumento della disparità. Ankylosauridi e pachycephalosauridi non mostrano alcun declino della disparità. Infine, i due gruppi di theropodi considerati, tyrannosauroidi e maniraptoriformi non-aviani, persistono senza alcun declino della disparità fino alla fine del Cretacico.
I differenti risultati indicano che ogni gruppo seguiva una propria evoluzione e che, quindi, non esiste un fenomeno unico che possa aver indotto una estinzione graduale di tutti i dinosauri. Il declino di ceratopsidi e hadrosauroidi in Nordamerica suggerisce che le condizioni in questo continente fossero differenti che altrove, e che la fauna dell'Hell Creek sia una condizione locale, non una norma globale, della fine del Cretacico. In generale, tutti i trend osservati possono essere interpretati come parte della fluttuazione generale di Dinosauria nel Mesozoico, e nemmeno i declini di ceratopsidi e ornithopodi devono essere considerati come "declini inarrestabili", ma solo come fasi altanenanti di un processo generale ad ampia scala. Se gli stessi trend fossero stati nell'Aptiano (110 milioni di anni fa) e non nel Maastrichtiano, nessuno si azzarderebbe a usarli come prova di un declino inarrestabile. I risultati nel loro complesso quindi concorrono a favorire l'ipotesi che l'estinzione dei dinosauri non-neorniti fu un evento specifico ed improvviso (probabilmente catastrofico) della fine del Mesozoico, non un trend: coelurosauri, ankylosauridi, pachycephalosauridi e sauropodi, infatti, non mostrano alcuna evidenza di declino, quindi, anche ammettendo (ma non concedendo) una crisi di ceratopsidi e hadrosauroidi, questa non avrebbe inciso sugli altri cladi.

Bibliografia:
Stephen L. Brusatte, Richard J. Butler, Albert Prieto-Márquez & Mark A. Norell. 2012. Dinosaur morphological diversity and the end-Cretaceous extinction. Nature Communications 3, 804: 1-8